Intervista – Giovanni De Luise – “La tempesta”

  1. Nell’opera “La tempesta” sembra affiorare un confronto tra generazioni dove non vi può essere vicinanza senza lacerazione e non vi può essere equilibrio e comprensione senza tensione e sofferenza. E’ veramente questa l’unica strada per far convivere ideali e passioni diverse?

Il futuro delle generazioni passa attraverso la comunicazione e la ricerca della libertà. Comunicazione e libertà sono due parole utilizzate e ripetute tante, forse troppe volte, come nel testo, fino ad annullare il loro valore reale. Le generazioni dovrebbero avere la forza di sostenersi ma nell’opera “LA TEMPESTA” queste generazioni sono evidentemente stanche. Reagire, lottare, vuol dire anche sacrificarsi per ritrovarsi in un mondo dove ritorni un equilibrio naturale, dove l’uomo è a supporto del futuro e non contribuisce alla sua distruzione. Pare inevitabile che l’equilibrio venga raggiunto attraverso uno strappo,  ma nonostante tutto nel nostro cuore non dobbiamo mai perdere la speranza della pace.

  • La pioggia che rappresenta un personaggio aggiunto che fa da sfondo al dramma famigliare che si va consumando è una metafora solo di una società che non riesce ad emergere dall’oscurità o anche di un ambiente che quella società ha contribuito a rendere malato?

La pioggia è il soggetto/evento che unisce e divide contemporaneamente. E’ l’elemento della natura che l’uomo ha tentato di governare con scarsi e imbarazzanti risultati. Anche nella pioggia mi piace pensare che esista uno scontro generazionale tra la natura di un tempo che fu e quella del futuro, una natura che accompagna la vita dell’uomo e una natura che si ribella e gli toglie la vita. Mi piace pensare alla pioggia dell’opera  “LA TEMPESTA” come il simbolo della pulizia di un male, come tutto ciò che spinse Noè a costruire l’ Arca.

  • Come vede il rapporto tra teatro e intelligenza artificiale? Sono due mondi così distanti?

Siamo in un’epoca dove è importante sperimentare ancora più che in passato. Non bisogna imporsi e ostacolare il futuro, bisogna utilizzarlo per una crescita individuale e collettiva. A mio avviso, il rapporto tra teatro e intelligenza artificiale è un rapporto che deve basarsi sull’onestà e sulla fiducia reciproca. Grazie a questa collaborazione lo scambio di informazioni diventa maggiormente stimolante e, delle volte, efficace. Oggi mi interrogherei più sulla ricerca di figure professionali che promuovano il teatro, piaccia o non piaccia, così come accade già per il mondo del food e non solo. Sperimentare, sperimentare o sperimentare!

  • Cosa lo ha spinto ad aderire alla proposta contenuta nella Rassegna del “Canotto parlante” ;

Mi è piaciuta l’idea di un concorso che desse la voce alla figura del drammaturgo e che lo supportasse nel creare network con altre persone finora sconosciute ma che hanno una grande passione, proprio come è avvenuto nel mio caso con la compagnia SetteZeroTre e il regista Dario De Francesco con il quale c’è stato un continuo scambio di idee e di fiducia. Spero di vederli felici nel portare la loro energia in qualsiasi spazio che possa identificarsi con il teatro.

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