Intervista – Carmine Dino Vollaro – “VaiVia”

  1. VaiVia è un’opera che scivola via su bellissimi dialoghi tra un uomo adulto e una ragazza che scoprono di essere accomunati da un unico destino in un percorso di vita fatto di errori, di fragilità e di voglia di fuggire; destino del quale sembra far parte anche il loro incontro. E’ così?

Sì, direi proprio di sì. In un certo senso, i due personaggi finiscono per rappresentare, ognuno con i propri eccessi e difetti, la perfetta imperfezione della vita. Imperfezione insita nel concetto stesso di vita che diventa perfetta solo nel momento della consapevolezza. Senza sconti o scorciatoie. E proprio quando queste due imperfezioni sembrano aver trovato una loro imperfetta perfezione, la vita li riporta alla realtà.

  • In un concorso dove si punta a parlare di confronto tra generazioni, VaiVia sembra dirci che non è l’età ma sono gli eventi della nostra vita e il nostro modo di reagire agli stessi eventi gli unici elementi che portano a far emergere differenze e analogie nell’affrontare l’esistenza. E’ un’impressione sbagliata?

No, è una lettura assolutamente legittima. Quello che forse gioca nelle diverse età è l’irruenza e l’energia da una parte e la calma e la risolutezza nell’altra. E due sguardi, uno affamato di futuro l’altro che si sazia, con un piacere a tratti venato di nostalgia, del passato.

  • Come vede il rapporto nel futuro tra teatro e intelligenza artificiale? Sono due mondi così distanti?

Io non ci vedo, o meglio, non ci voglio neppure intravede un rapporto tra teatro e IA. Un mio limite? Probabile, del resto sono dell’idea che i limiti non vadano sempre spostati, ma talvolta sposati. Ad ogni modo, finché l’essere umano sarà dotato d’immaginazione e sarà in grado di leggere le emozioni nelle parole dei propri simili, l’IA a mio avviso non ha ragione d’essere. Poi, chissà, forse anche il teatro è destinato a diventare preistoria, resta comunque il fatto che nulla potrà sostituire le gocce di sudore, le indecisioni, gli umori e la tensione di un palco che rimane intatta anche quando la sala è vuota. Quando fa forno.

  • Cosa lo ha spinto ad aderire alla proposta contenuta nella Rassegna del “Canotto parlante” 

Molto banalmente. Ho letto il Bando e successivamente, controllando nel cassetto, ho scoperto un copione, scritto un paio di anni orsono, adatto all’argomento. Nulla più, perché alla fine le cose più belle capitano così.

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